Si tratta di un fenomeno per il quale la luce, quando incontra una limitazione che ne costringe la portata, devia nel suo cammino e che comporta una perdita di nitidezza.
L’apertura è uno dei quattro fattori (insieme alla lunghezza focale, la distanza del soggetto e la distanza tra soggetto e sfondo) che controllano la profondità di campo. Quasi sempre i fotografi di paesaggio vogliono che l'intera scena sia a fuoco, vengono così utilizzati elevati valori di apertura.
Se, per esempio, si ha un oggetto in primo piano molto vicino alla fotocamera e una vasta scena di fronte a noi, potrebbe essere necessario usare un f/22 per ottenere una soddisfacente profondità di campo.
Ma ci sono anche obiettivi che consentono un'apertura di f/40.....perché limitarsi a f/22 allora? Proprio a causa della diffrazione. A valori elevati di apertura infatti la diffrazione rende le foto più morbide. La diffrazione si verifica quando la luce passa per bordi (come quelli di una apertura) che deviano i raggi luminosi e causano motivi di luce irregolari. Tutte le aperture elevate provocano qualche diffrazione, ma si ritiene generalmente che la diffrazione diventi troppo grave da controllare a f/22 su molti obiettivi. Nel caso non si usi una full frame ma una aps-c si considerino f/11 o f/16 come limiti (ma ciò varia da modello a modello e la soluzione migliore sarebbe di fare dei test e individuare il limite della propria fotocamera).
Per farsi un’idea visiva di cosa accada si può pensare ad un foro piuttosto grande attraverso il quale fuoriesca dell’acqua sotto la spinta di una certa pressione. Se quel buco, mantenuta quella pressione, si restringesse di molto, l’acqua non uscirebbe più nello stesso modo ma inizierebbe a schizzare in ogni direzione. Quello, più o meno, accade anche alla luce che passa attraverso un’"apertura” eccessivamente chiusa.