La stabilizzazione ottica dell'immagine è data da uno strumento a forma di anello composto da due sensori giroscopici, una unità centrale di elaborazione CPU e un motore. Il sensore serve per rilevare i movimenti della fotocamera dovuti a vibrazioni, tremolii della mano, supporti instabili, o altre cause, sull’asse X e quello Y, quindi invia i dati all’unità centrale dell'obiettivo. In questo modo compensa in tempo reale eventuali movimenti della mano o del supporto e non vi è alcuna alterazione o degradazione dell'immagine. Ovviamente lo stabilizzatore non riduce il mosso dovuto ai movimenti del soggetto che richiede eventualmente un cambiamento dell’esposizione o della sensibilità ISO.
Questa tecnologia può essere in parte d’aiuto quando si scatta in condizioni di scarsa luminosità che spesso comporta tempi di posa più lunghi e, di conseguenza, una certa sfocatura delle immagini. Neutralizzando parzialmente le vibrazioni della fotocamera gli scatti appaiono più nitidi anche senza il cavalletto o l'uso del flash, nonché quando si utilizzano obiettivi con lunghezze focali importanti, tipo tele, o si scatta da distanza molto ravvicinata.
La stabilizzazione permette un miglioramento della nitidezza anche di 2 o 3 stop, quindi come se la fotografia fosse stata scattata con un tempo di 2 o 3 stop più veloce.
La soluzione migliore per me è affidarsi a buoni obiettivi dotati di stabilizzazione piuttosto che al sensore di movimento che è presente nella reflex. Certamente pagheremo la qualità aggiunta della lente ogni volta che ne acquisteremo una, ma alla lunga ne saremo comunque più soddisfatti. Inoltre questa opzione garantisce stabilizzazione anche durante le registrazioni video (mentre nel caso in cui sia il sensore della reflex a spostarsi per stabilizzare l'immagine, ciò non è possibile in quanto il sensore si blocca durante le riprese video).