Nel mio primo vero e prolungato soggiorno in Giappone ero come una spugna che assorbiva quasi passivamente tutto ciò che la circondava. Tutto mi sembrava interessante e degno di attenzione. Scelsi di usare pellicole a colori in quanto volevo riportare ciò che vedevo senza troppi filtri o alterazioni. E ciò che vedevo corrispondeva a ciò che sentivo.
Camminavo eccitato, incuriosito, alla ricerca di qualsiasi cosa mi apparisse come tipicamente giapponese. Ero un foglio bianco, una lavagna pronta a farsi riempire di idee e note. Questo approccio lo ritengo molto lontano dal mio attuale modo di stabilire contatti tra il mio essere e la vita intorno a me, ma credo che in quel momento sia stato naturale lasciarmi condizionare fortemente dall’ambiente.